Radici, Filosofia e Natura: un Dialogo con Andrea Martire

Andrea Martire, scrittore e filosofo di origini casaline, si distingue per la sua capacità di intrecciare riflessioni profonde sul rapporto tra uomo e natura con un forte legame alle tradizioni locali. In questa intervista esclusiva, esploriamo i temi che caratterizzano le sue opere, le fonti di ispirazione, e il messaggio universale che desidera condividere attraverso il suo lavoro

Qual è la tua missione principale come scrittore?

Per me la scrittura da una parte è una forma di altruismo, un modo per fissare nel tempo idee che si spera possano incontrare la sensibilità di una lettrice o di un lettore nel futuro. Dall’altra è anche una forma di eredità, un lasciar qualcosa di noi che riesce a vincere sul tempo che ci è destinato da vivere.

Come pensi che la filosofia possa cambiare il modo in cui viviamo oggi?

Abbiamo tanto bisogno di riflettere sui nuovi problemi che l’uomo incontra generazione dopo generazione. Oggi la filosofia ci aiuta a ripensare il nostro ruolo su questo pianeta, ma anche il nostro rapporto con la tecnologia come ad esempio l’IA che rimette in discussione le nostre certezze su chi siamo veramente.

Se potessi salvare una sola tradizione calabrese dall’oblio, quale sarebbe?

La coltivazione delle patate in Sila nei terreni dei nostri antenati. Un rito antico che unisce famiglia e amici dalla semina fino al raccolto, senza dimenticare anche un bel pranzo all’aria aperta con tutti i prodotti della nostra tradizione.

Qual è la tua visione per il futuro del rapporto tra uomo e natura?

Nonostante le difficoltà di oggi, spero in un futuro in cui l’uomo riesca a ritrovare un nuovo equilibrio interiore, poi anche nel suo relazionarsi con gli altri e nella cura del pianeta.

Come affronti la sfida di rendere accessibile la saggezza degli antenati?

Mi capita spesso di discutere con persone più anziane e sagge. Mi sforzo di imparare da come hanno affrontato le sfide della vita grazie alla cultura contadina. E poi il tutto diventa impegno nel preservare le tradizioni di famiglia, riproporre periodicamente le antiche ricette e oggi anche la riscoperta di piante dimenticate e in disuso nella nostra cucina.

C’è un momento particolare della tua vita che ha plasmato il tuo percorso di scrittore?

È stato durante la pandemia quando sono riuscito a completare il primo romanzo “Custodi dell’Eden”. Quel periodo, così complicato, mi ha restituito quel tempo che non riuscivo più a trovare per me stesso. Gli impegni della vita ci portano a trascurare alcune vocazioni nascoste dentro di noi, la nostra spiritualità ma anche l’arte che vive in noi. Oggi ancor di più dobbiamo ritrovare noi stessi nonostante le pressioni sociali e tecnologiche del mondo.

Qual è il messaggio più urgente che vorresti trasmettere ai tuoi lettori?

La necessità di volgere uno sguardo al passato ma anche dentro noi stessi, alla ricerca di quell’autenticità sempre più svalutata e bistrattata. Ripartire dalla vita semplice dei nostri nonni è la chiave per guardare al futuro con fiducia. Siamo ormai vittime della tecnologia che abbiamo costruito con le nostre mani. Dobbiamo quindi ripartire da noi stessi, dal nostro sguardo sul mondo guidato in primis dalla nostra umanità e non solo dalla razionalità delle macchine.

Se avessi un solo consiglio da dare alle nuove generazioni, quale sarebbe?

Non fatevi ingannare dalle comodità che offre la tecnologia. Può rendervi schiavi e manipolare il vostro comportamento. Per esser veramente liberi bisogna accettare anche le difficoltà, rinunciare a qualcosa, uscire più spesso di casa, stare di più in mezzo alle persone e nella natura. È quello che direbbero le mie nonne. Sembra banale da dire ma abbiamo tanti nuovi problemi che nascono proprio dallo stile di vita di oggi. È quello che provo a raccontare nel nuovo romanzo appena pubblicato “Un Tesoro nell’Albero. Alla scoperta di un’eredità oltre il tempo”

C’è un tema o una domanda che ancora non hai esplorato nei tuoi scritti, ma che ti affascina?

Da informatico prestato alla scrittura mi affascina molto il tema del linguaggio. Dalla parola al codice, modi diversi di manifestare un’intenzione. E se nella storia l’uomo ha creato imperi grazie alle narrazioni oggi lo vediamo nel codice, nuovi imperi per nuovi linguaggi. Potrebbe esser uno spunto interessante per un nuovo romanzo in effetti…

Come immagini il mondo ideale che cerchi di disegnare nei tuoi libri?

Un mondo senza nazioni, dove non c’è più alcuna necessità di dividersi in fazioni per far sopravvivere il proprio gruppo. È un mondo in cui l’uomo ha risolto tutti i suoi conflitti interiori e ha una visione consapevole del proprio ruolo su questa terra, senza egoismi ed avidità, nella tolleranza di culture diverse dalla propria, dove la massima aspirazione è quella di vivere in pace in mezzo agli altri. Tutto il resto verrebbe di conseguenza.

Andrea Martire ci invita a riflettere su temi che sono più attuali che mai: il bisogno di riconnetterci con la natura, di preservare le nostre radici culturali e di trovare un equilibrio tra tradizione e modernità. Le sue parole sono un appello a riscoprire ciò che è autentico e essenziale nella vita, per costruire un futuro più consapevole e radicato.

Luca Martire