Lettere 2.0: “Vorrei raccontarvi la mia esperienza in Ostetricia a Cosenza, in questo momento di emergenza”

Riceviamo il racconto della nostra Annalisa:

 

 

Salve, siccome ho letto molti commenti negativi relativi al reparto di Ostetricia di Cosenza, sia in generale che nella gestione dell’emergenza di oggi, vorrei raccontarvi la mia di esperienza:

Quando sono rimasta incinta, senza pensarci più di tanto, decisi che avrei voluto partorire in ospedale e non solo perché il mio ginecologo fosse un medico dello stesso, ma per la fiducia che ho sempre avuto nel reparto che, forse, funziona meglio di qualunque altro nel nosocomio.

Era il 17 Aprile. C’era bisogno del cesareo perché il mio Lorenzo era podalico, seduto comodo e non si sarebbe girato.
All’ingresso del Pronto Soccorso ho salutato mio marito, con le lacrime agli occhi, consapevole che non avrei potuto avere la sua mano nella mia in uno dei momenti più importanti della nostra vita, che lui non avrebbe visto suo figlio prima del suo terzo giorno e che sarebbe stato tutto molto triste e difficile.

Mi hanno accompagnata al reparto di ginecologia e già al passaggio in pronto soccorso ginecologico, la dottoressa e l’infermiera mi hanno messa a mio agio scherzando sul fatto che avessi portato finanche le copie già fatte dei documenti, riuscendo ad alleggerire un po’ la tensione per il ricovero.

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La giornata è passata ma la nottata è stata difficile, sono cominciate le contrazioni ed erano molto vicine tra loro, al punto da prospettare la possibilità di un cesareo d’urgenza. Ma l’esperienza e la lungimiranza dell’ostetrica che mi ha sottoposta all’ennesimo tracciato alle 2 di notte, la stessa che mi ha accompagnato nei pochi incontri del corso pre-parto, mi ha consentito di arrivare all’indomani mattina per far si che andasse tutto come programmato.

E così è stato. Alle 9 mi hanno accompagnata nella sala. Alle 9:52 è nato il nostro Lorenzo! Un batuffolo con tanti capelli castani e due occhioni blu. Tutto è andato bene. Grazie al mio ginecologo e agli altri medici, all’ostetrica, agli infermieri e all’anestesista che più che un medico è stato un fratello, a tenermi la mano quando si è accorto che ero al limite, tra ansia e paura.

Una schiera d’angeli lì solo per me e Lorenzo. Al rientro in stanza e fino alle mie dimissioni, 3 giorni dopo, ho trovato tante “nonne” e “mamme” che si sono prese cura di me e Lorenzo come fossimo “loro”. Certo, non era la mia mamma o mio marito, non era ne mio padre o mia sorella, ma la loro umanità il loro gestire la situazione con attenzione, dolcezza e mai con sgarbo ha fatto si che fosse tutto un pochino più leggero sulle mie spalle.

Mi dispiace non poter fare i nomi di queste persone per motivi di privacy, ma credo che se riusciranno a leggere questa mia, si ritroveranno nelle parole che dico. E non finirò mai di dirgli grazie, da qui all’eternità.

 

Annalisa Veltri