Lettere 2.0: “Quello che si è visto oggi in giro è la dimostrazione che non abbiamo rispetto neanche dei morti”

Riceviamo le parole della nostra lettrice Stefania

 

 

Sono senza parole!!! “Dovremmo appellarci al senso civico delle persone”…Dicevano!!!

Oggi, in molti a passeggio…senza mascherine e guanti…!! Eh si, perché, questa, è la libertà tanto attesa. Questo è il, “fuori tutti”, tanto atteso.

Eh si…il buonsenso…quello che, a molte persone manca, forse dalla nascita. Non voglio fare polemiche inutili…ma penso alle vittime del corona virus, penso a tutti gli innocenti che sono stati contagiati, per negligenza altrui, per incompetenza o forse per superficialità…certo è che, in molti, in troppi, hanno perso la vita. In un modo atroce, con sofferenza e, a volte, in assoluto “abbandono”!

Ecco…Dovremmo portare rispetto alle vittime di coronavirus. È un nostro DOVERE, rispettare le norme di sicurezza, perché noi, oggi, conosciamo questo virus, che tre mesi fa era sconosciuto ai nostri medici.

…Ma ancor di più, dovremmo portare rispetto ai familiari, delle vittime, che non hanno avuto la possibilità di un ultimo saluto al proprio caro, che non hanno potuto celebrare un funerale e seppellirlo degnamente. Si, perché, in molti, sono stati addirittura cremati. Essere Cremati, per un cattolico cristiano, è un “peccato”… Ma, senza poter proferire parola alcuna, non solo si è dovuta accettare la perdita della persona cara, anche questa ennesima “violenza”!!!

Non ci saranno i funerali, E forse neanche fiaccolate. Ma una cosa potevamo farla: RISPETTARE LE NORME DI SICUREZZA, per loro, quasi come una forma di rispetto silenziosa!!

Perche, in fondo, noi siamo Stati SOLO PIÙ FORTUNATI. E se fosse stato un nostro parente a morire??? La vicenda, dovrebbe riguardarci, a prescindere…i morti innocenti sono i “morti di tutti”!!

Non giochiamo con il fuoco. Perché essere stati graziati una volta, non vuol dire essere immuni al virus!!!

In fine… E non per importanza… Dovremmo portare rispetto soprattutto ai nostri medici ed equipe… Che a differenza nostra, non hanno indossato la mascherina per 4 o 6 ore…hanno avuto il viso sottovuoto anche fino a 12 ore consecutive, tutti i santi giorni, e non hanno indossato solo i guanti, ma un “celofan” per tutto il corpo, ogni santo giorno, cercando di dare il massimo della propria esperienza in una situazione di caos, mai vista prima.

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Si…perche i nostri medici non sono i “medici senza frontiere”, abituati a gestire situazioni estreme, in condizioni altrettanto estreme. I nostri medici, ed il personale tutto, ha sempre fronteggiato situazioni gravi…certo…ma mai epidemie di questa portata…in strutture non attrezzate per supportare il tutto. Eppure si sono schierati in prima fila…e dal punto di vista psicologico, penso io, si sono messi in gioco come non mai. Perché un conto è veder morire un paziente una tantum (che è comunque devastante, per loro, in quanto vissuta come una sconfitta personale) e comunicarlo ai parenti… Ed un conto è veder morire paziente dopo paziente, giorno dopo giorno, e sentirsi impotenti, sentirsi quasi “inutili”…e comunicare, gli innumerevoli decessi, ai parenti!!

Perché questa è una battaglia che non si combatte ad armi pari…È una battaglia contro un nemico sconosciuto…Un nemico subdolo che non sempre si manifesta… Eh si…perche è anche asintomatico. Quindi indisturbato ha viaggiato, e contaminato!

Oggi i medici sono stanchi…Forse non fisicamente…Ma moralmente e psicologicamente…!! All’Università non ti insegnano ad affrontare la morte di un paziente…non esiste un esame, in cui ti insegnano a sconfiggere il senso di angoscia interiore che ti assale, quanto il monitor, davanti a te, segna una linea dritta con un suono tetro…In maniera frequente. Quando gli occhi del tuo paziente ti implorano la voglia di vivere e tu sei costretto ad abbassare quelle palpebre, troppe e troppe volte. Non è semplice mettere un muro, è impossibile spegnere le emozioni…Dinanzi alle urla strazianti dei parenti, dopo la triste notizia.

Ecco…Dovremmo portare rispetto a tutte queste persone…Se non vogliamo portare rispetto a noi stessi. E lamentarci meno, perché siamo rimasti chiusi in casa, agli “arresti domiciliari”…

Se proprio non volete pensare agli innocenti chiusi, realmente, in carcere, pensate almeno, a chi, i due mesi li ha trascorsi attaccati ad un respiratore!!!!!

 

Stefania Perri