Riceviamo le parole della nostra lettrice Manuela

“Gentile Dottoressa Infusino S., ora che mia madre non c’è più, mi preme concludere i nostri rapporti medico-paziente, ringraziandola infinitamente della disponibilità avuta nei nostri confronti.
Lei è stata per noi un raggio di sole nel buio dell’indifferenza di molti medici e affini incontrati al Pronto Soccorso e all’ospedale di Cosenza, che si sono occupati (almeno spero) solo della cura della malattia di mia madre, tralasciando completamente la cura della persona, mai un sorriso di conforto o una parole gentile rassicurante.
È vergognoso che nel 2023 esistano ancora medici professionisti, o personale sanitario, non formati adeguatamente, o che ignorano totalmente, l’aspetto umano, relazionale e psico-emotivo legati al singolo paziente.
In questi lunghissimi 4 anni di rapporti con l’ospedale di CS, la disperazione vissuta dalla mia famiglia, per la malattia di mia madre, è stata resa ancora più profonda dalla insensibilità di molti medici ai quali mia madre ha avuto addirittura timore di chiedere chiarimenti in merito alla sua situazione, perché palesemente infastiditi o perché rispondevano in maniera sgarbata.
Ma per fortuna abbiamo incontrato anche “veri” professionisti come Lei, il dottor Morelli M. e molti infermieri e operatori sanitari, che hanno affiancato la loro preparazione con le competenze umane, emotive, relazionali e sociali; competenze imprescindibili in un settore così delicato come il vostro.
Del resto la stessa OMS definisce salute: “Uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “Assenza di malattie o infermità”.
Non scrivo qui i nomi dei medici “da evitare” perché rischierei di essere querelata per diffamazione: ricordo quando, qualche anno fa, mia madre rientrò a casa piangendo dopo una visita in ospedale, raccontandomi che il Dottor xxx l’aveva maltrattata, per una serie di motivi che non serve qui riferire.
Allora io decisi di scrivere una mail (la prima di tante altre che si sono succedute) indirizzata alla Direzione Sanitaria, al primario del reparto ed allo stesso medico.
Dopo neanche 24h l’interessato ebbe premura (si fa per dire) di telefonarmi, addirittura dal suo telefono privato, insultandomi ed urlando che lo avevo diffamato, che avevo leso la sua immagine. Ed io che ero convinta mi stesse telefonando con così tanta fretta per scusarsi dell’equivoco!
Spero che Lei possa continuare a fare la differenza in un contesto lavorativo tanto importante quanto difficile che, sono consapevole, non vi aiuta per niente ad operare nelle migliori condizioni.
La sanità calabrese, ahimè, è “famosa” non per motivi di vanto! Chi l’ha vissuta o la vive da dentro, non facendosi raggirare dalla propaganda che gira sui media, lo sa benissimo!
Le auguro di vero cuore il meglio dalla vita. “
Manuela Berardi (figlia della paziente Silvana Misurelli).


