Lettere 2.0: “La mia disavventura al PS a causa delle guardie giurate ed i loro parcheggi.”

Riceviamo lo sfogo della nostra lettrice Erika:

 

 

“Ciao amici di Cosenza 2.0, vorrei raccontarvi la mia disavventura di ieri 13/09/2022 al Pronto Soccorso di Cosenza.

Ho portato mio padre in macchina con un’ischemia cerebrale in corso, sono arrivata con la macchina dinanzi alla porta del triage, neanche il tempo di fare scendere mio padre, che si avvicina la guardia giurata del pronto soccorso inveendo contro di me invitandomi giustamente a togliere la macchina.

Ho aspettato che mio padre entrasse e che fosse accettato dal triage, infatti come codice rosso.

Esco e parcheggio la macchina nei parcheggi lì vicino sempre del pronto soccorso, ripeto, in un parcheggio, non dove potevo ostacolare le ambulanze.

Il signore si avvicina di nuovo e quasi con tono minaccioso mi dice ancora di spostare la macchina.

Io, arrabbiata dal fatto che mio padre fosse grave ed invece che trovare un medico e assicurarmi che tutto vada per il meglio, dovevo accollarmi anche il vigile che continuava a dire che la macchina lì non stava bene, allora gli ho risposto che se dovevo togliere io la macchina dall’apposito parcheggio, dovevano toglierla tutti, anche le macchine che erano parcheggiate male.

Tra una discussione e l’altra, arriva un poliziotto chiamato da lui stesso che arriva verso me e inizia a gridarmi contro.

Quello che io ho in qualche modo sintetizzato è ciò che accade ogni giorno all’Annunziata di Cosenza, persone incompetenti che vogliono attaccare briga con persone arrivate in un ambito ospedaliero con un umano che rischia la vita.

Personalmente esprimendo il mio pensiero è che, è vero ci sono delle regole che vanno seguite, ma un cuore dobbiamo averlo tutti, malgrado le regole, perché di buone azioni non è mai morto nessuno.

Vorrei tanto che le cosiddette “guardie giurate” dell’ospedale, qualche volta imparassero a mettersi nei panni dei poveri familiari che arrivano lì con ansia, dispiacere, rabbia e tensione, con la speranza che chiunque sia entrato in quello ospedale ritorni a casa con i propri piedi.”

Erika