Lettere 2.0: “Da oggi Cosenza avrà una famiglia (non calabrese) in meno. Noi vi lasciamo e scappiamo”

Riceviamo le parole del nostro lettore Regis:


Buonasera, vorrei raccontarvi la mia esperienza a Cosenza e nella ristorazione, magari potrà svegliare le coscienze di qualcuno.

Sono padre con moglie e figlia e lavoro nella ristorazione da anni ormai. Mia moglie è un’infermiera. Siamo una coppia giovanissima. Abbiamo lasciato il Nord Italia per Cosenza e per amore per la Calabria. (Preciso che non siamo neanche calabresi…)

Ho vissuto una delusione tale, che mi ha fatto venire la nausea, e la ferma convinzione che è meglio lasciare perdere, di cambiare settore, o meglio, regione. Tra pochi giorni andremo via dalla Calabria con tanta delusione e disperazione, per colpa di gente falsa e poco onesta, soprattutto qua a Cosenza.

Qualche mese fa sono stati a casa nostra e ci hanno fregato tutto. Abbiamo denunciato i due cosentini ripresi dalle telecamere, ma non è servito a niente.

Ultimamente non sono stato pagato al lavoro per un lungo periodo e, ribellandomi a ciò, sono stato licenziato, isolato e mi hanno infangato il mio nome. Come si fa a non pagare qualcuno che lavora e che cerca di portare avanti una famiglia, tra lo sfruttamento e contratti senza senso. (E non faccio il nome del locale…)

Mia moglie nel privato è sottopagata e deve sottoporsi a turni massacranti, come i medici cubani praticamente. Nessuna tutela per i lavoratori, famiglie e persone oneste.

Oggi siamo bloccati con la nostra vita, per avere scelto il posto sbagliato, tra insicurezza e precarietà. Cominceremo una nuova avventura, ma oggi la Calabria ha un’infermiera, un ristoratore e una famiglia in meno.

Grazie Calabria. Grazie Cosenza!

Regis