La nostra lettrice Viola …ci scrive con malinconia… ma con la consapevolezza che “siamo costretti ad emigrare per lavorare”:

“Io sono Italiana. CosenDina Doc…!!!
Sono nata sotto al sole e cresciuta durante le provviste di pomodori che erano un vero e proprio evento! Zie, nonne, cugine e vicine venivano a spiare e a dare una mano ben consapevoli che sarebbe arrivato il loro turno e con esso l’aiuto ricambiato.
Ho studiato d’inverno e mi sono goduta il mare d’estate. Sono cresciuta tra gente cordiale e amici fratelli.
Sono cresciuta non pagando mai il caffè al bar per me stessa, ma offrendolo sempre agli altri. Aal sud si fa così!
Ho lavorato in aziende molto grandi e spesso ho affrontato problematiche di trasporto non indifferenti… pullman inesistenti, corse saltate, orari non rispettati e guidatori sbruffoni. Quando andavo a scuola mi alzavo all’alba per evitare ritardi… per 5 anni sono arrivata a scuola un’ora prima e a casa un’ora dopo, perché eri tu a doverti adeguare ai trasporti e non il contrario.
Quando sono partita, e non vi dico la delusione immensa provata e il dolore di lasciare la mia terra, la mia famiglia e i miei amici (perché è qualcosa di indescrivibile), pensavo mi sarei trovata ai margini della società e pensavo che avrei dovuto combattere ancora con la disorganizzazione e i raccomandati.
Non era vero..! Ora lavoro qui…ad High Wycombe in Gran Bretagna
Nevica da una settimana, ci sono -5° e fa freddo.
Stamattina mi sono svegliata e guardando dalla finestra ho notato che tutto era immobile. Le strade sono poco percorribili e gli autobus hanno deciso di ridurre le corse. Il mio primo pensiero è: <<NOO. CI RISIAMO. NON FUNZIONA NULLA NEANCHE QUI!>>
Bene, telefono al lavoro riportando la situazione e per avvisare di un leggero ritardo…
…ma loro, con tutta la tranquillità di questo mondo, mi rispondono: << Non ti preoccupare! Ti mandiamo un taxi fra 20 minuti>>.
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Ora ditemi voi. Ditemelo voi perché in Italia si fermano anche i medici con 0.0001 mm di neve e qui invece mi vengono a prendere e riaccompagnano sotto casa.
Ora, ditemelo voi…
Povera la nostra città … Povera Italia …siamo costretti ad emigrare per lavorare…”
(Viola)


