Riceviamo lo sfogo di una nostra lettrice:

“Nel gennaio 2020, a causa di una caduta accidentale in casa, sono stata ricoverata all’Annunziata, riportando una emorragia cerebrale e una frattura al bacino.
Sono stata curata in ospedale e successivamente trasferita, per altri mesi, all’ospedale Madonna della catena per la riabilitazione.
Ad aprile sono stata mandata a casa, poiché la riabilitazione andava per le lunghe e non riuscivo a fare i dovuti progressi.
A casa, per circa 6 mesi, ho fatto molti miglioramenti ma da un giorno all’altro, non riuscivo più a reggermi in piedi con il girello e fare anche dei piccoli passi.
In pratica, sono stata costretta a stare sdraiata a letto, non riuscendo a sentire le gambe e non riuscendo neanche a rigirarmi nel letto.
Quindi, sono iniziate nuove visite nelle vicinanze ma stavolta a Catanzaro, poiché dovevo fare delle risonanze che a Cosenza non mi vollero fare, in quanto portatrice di valvole cardiache.
A Catanzaro mi dissero che si sarebbero occupati loro di trovarmi un centro in cui ricoverarmi e mi avrebbero ricontattata.Â
Inoltre, avevo comunicato anche che avrei avuto bisogno di un’ambulanza privata, in quanto allettata.
Conclusione, sono ancora qui a casa.
Questo è successo il 4 Maggio e ancora nessuno si è fatto sentire.
Ho bisogno di essere curata e di fare delle nuove indagini strumentali ma, qui in Calabria, appena vedono il caso “malattie rare”, si rifiutano non sapendo neppure dove inserirmi.
Tutto questo perché, avendo la sindrome di Marfan e le cisti di Tarlov, con la caduta la zona sacrale è stata compromessa e, per tale ragione, non riesco più ad alzarmi.
La risonanza della zona sacrale e del midollo non me la fanno e quindi non si sa quando potrò nuovamente rialzarmi.”
Lettera firmata


