Riceviamo lo sfogo di una nostra lettrice:

Ciao, sono la mamma di un piccolo di appena 2 mesi e mezzo, vittima purtroppo dell’ennesimo caso di malasanità imputabile al nostro Ospedale Civile Annunziata di Cosenza.
Non mi va certamente di puntare il dito contro medici e fare così processi sommari attraverso una nota stampa, però è certamente necessaria una riflessione. Per questo condivido la nostra storia.
A soli 20 giorni di vita, è stata diagnosticata a mio figlio una patologia aritmologica potenzialmente pericolosa che, se non curata, avrebbe potuto portare ad arresto cardiaco improvviso (non si sa come o quando).
La speranza che la patologia regredisse nel tempo è stata smentita dopo altri due ECG.
Mio figlio inizia quindi terapia farmacologica con betabloccante, ma il sesto senso di madre mi porta a non fermarmi a un solo consulto. Contatto diversi medici fino a giungere al Bambino Gesù. Purtroppo, le ferie estive e il ferragosto ci portano a ricevere un appuntamento solo giorno 25 agosto quando, dopo un’attenta visita (aggiungo, con un garbo e una gentilezza disarmanti), si scopre che mio figlio è perfettamente sano.
Da lì il ricovero immediato per sospendere il farmaco, tre giorni di monitoraggio attaccato a una macchina per scongiurare altri problemi.
Infine, arrivano le dimissioni: mio figlio sta bene e noi con lui.
Ora mi domando: si può, nel 2025, prescrivere un betabloccante a un neonato senza accertarsi che sia realmente necessario? Senza fare esami ulteriori o test genetici? Eccesso di zelo o incompetenza?
Lascio a voi le considerazioni.
(Lettera firmata)

