Riceviamo le parole di un nostro lettore cosentino, che dopo tanti anni lontani dalla sua Calabria, oggi ne fa ritorno…

“Ad maiora cavalieri erranti
Ho commesso tanti errori nella mia giovane vita, ma uno più di tutti mi tormenta, al punto tale da farmi ritornare:
Ho denigrato dal finestrino di un treno in terza classe per anni la mia Terra, incosciente di come io stessi logorando la mia anima con tale atteggiamento”
Sono un ingegnere alla soglia dei 40 e un terzo della mia vita l’ho passata lontano dalla MIA TERRA natia, un po’ per studio e un po’ per lavoro.
Ho accresciuto la mia esperienza lontano dai miei cari, dai miei amici e dal “profumo” di marcio che spesso aleggia nella mia Terra. Tale esperienza ora c’è ma ora che ho deciso di ritornare sento che essa è menomata… È inodore e per quanto profumo ora possa spruzzare, vivendo la mia Terra, esso è sempre fievole e svanisce se non l’alimento giorno dopo giorno… Non si attacca più in modo indelebile sulla mia pelle, come quando ero bambino… Questa è la mia condanna ed è ciò che mi merito per esser scappato per attingere ad un bisogno più facile da avere, per modo dire…
Ho scoperto grazie a tale lontananza questo profumo, che all’inizio definivo “puzza” senza aver mai tentato di nuotare in tali escrementi, semplicemente lo appellavo e giudicavo da lontano e con l’aria del più fine snob mi sforzavo a trovar giorno dopo giorno un appellativo sempre più spregevole. Convinto che tale pratica era la giustificazione della mia lontananza.
Con il tempo ho capito che tale pratica non potevo permettermela, perché non ne avevo il diritto. Come si può giudicare un qualcosa che non si vuole cambiare, anche se tale qualcosa mai cambierà ? Non c’è onore nel giudicare con l’appellativo perdente chi reputi inconsciamente più forte di te!!! È da vigliacco e prima o poi ti si ritorce contro!
Ma nella realtà dei fatti questo facevo, vedevo la mia Terra un eterna sconfitta, ma in realtà temevo di non essere in grado di cambiarla.
Ad oggi sono convinto che essa non cambierà mai, ma ciò non lo temo più e rieccomi qua felice di aver acquisito il diritto di “riminiare la fezza” anche giudicandola.
Ad oggi leggo di giovani che si allontanano dalla propria Terra, per un motivo onorevole: “inseguire sogni che in Calabria difficilmente si realizzerebbero”. A tali persone va il mio più grande affetto, perché non c’è persona più coraggiosa di chi sfida il destino cosciente dei propri mezzi. Ma ne leggo di altrettanti che con tali scuse si prendono il lusso di “riminiare” gli escrementi che lasciano, o meglio abbandonano… Beh credo che tali persone non ne abbiano il diritto acquisito…
Credo che il giudicare tali cose debba sempre essere preceduto dall’incessante riprovarci… Se scappi, fallo per una giusta causa, ma taci davanti alla voglia di giucare. Solo chi incessantemente sperimenta il provare e riprovare acquisendo tale esperienza è incoronato della dote del giudicare.
Ai giovani ventenni e trentenni miei conterranei che per bisogni lasciano la mia Terra dico solo che prima o poi avrete quaranta e passa anni e a quel punto scoprirete il vero senso del vostro andar via… Per ora godetevelo e coltivate i vostri sogni, fate tutto in funzione di questo e non imbattetevi mai in cose e/o azioni di cui non ne avete diritto.
Auguro ad ogni emigrante l’avverarsi dei propri sogni e a chi rimane l’incubo più profumato di regalare un sogno ai propri figli e ai figli degli emigranti…
Chi decide di rimanere cosciente del suo animo da Don Chisciotte auguro il mulino a vento più arduo che ci sia, perché ne scaturirà la futura novella studiata fra i futuri Banchi di scuola.
A questi ultimi va il mio
Ad maiora cavalieri erranti“


