“Crik e Crok sono stati accalappiati e la nostra volontà di liberarli è stata ignorata”

Riceviamo con preghiera di pubblicazione:

 

 

Quella che sto per raccontarvi è la storia di Crik e Crok, due randagi meticci di taglia media. Due  fratellini uniti, che dalla nascita ad oggi non si erano mai lasciati.

Vivono liberi Crik e Crok, insieme alla loro mamma Zampa. Sono docili, dolci e affettuosi. Tutti nel quartiere li amano e si prendono cura di loro. Esattamente così: liberi ma accuditi.

Purtroppo però il 12 gennaio chi li accudiva ha dovuto assistere impotente alla loro cattura. Una scena crudele: si vedeva la paura nei loro occhi.

Non sono più liberi Crik e Crok, non sono più insieme. Sono stati accalappiati, divisi e sbattuti in piccoli box, rinchiusi a vita.

Non si arrendono però i volontari e tutori dei due meticci e così il 18 gennaio chiedono al Sindaco di Rovito la reimmissione sul territorio come cani di quartiere. Sono cinquanta persone a firmare l’istanza.

Istanza che purtroppo è stata subito rigettata. Senza pensarci troppo il destino di Crik e Crok sembra essere segnato: condannati a vita, probabilmente si lasceranno morire.

Si, perché i cani in canile perdono ogni dignità diventando prigionieri. Soprattutto quelli che sono nati liberi e vivevano in branco, diventano fobici e depressi. Animali con gli occhi tristi vengono definiti.

Il fatto lascia tutti sbalorditi, perché i nostri amministratori sembrano essere molto sensibili verso gli amici pelosetti ma forse lo sono solo con quelli che hanno il pedigree.

Ma vi svelo un segreto: anche i trovatelli hanno una storia e un’anima. Senzienti e affettuosi sono tra gli animali più sensibili e intelligenti che io abbia mai visto.

Nel web è reperibile il “Decalogo di un amministratore” nel quale si afferma che : “Anche se di colore politico diverso, una nuova amministrazione deve impegnarsi a portare a termine ogni intrapresa avviata dall’amministrazione precedente che risulti utile per la comunità”

È evidente che gli attuali amministratori non hanno la volontà, ed a questo punto anche la sensibilità, di portare avanti tutto ciò che era stato costruito negli anni precedenti dalle amministrazioni che nel tempo si sono succedute, per contrastare un fenomeno molto frequente nel nostro paese: il randagismo.

Dico ciò perché in poco più di un anno dal loro insediamento questo non è l’unico colpo duro nei confronti dei nostri amici a 4 zampe.

Nel 2015, la precedente amministrazione, sposò un’iniziativa davvero lodevole, che ancora oggi nei comuni più virtuosi viene sostenuta al fine di incentivare l’adozione dei cani dai canili.  Stanziarono un contributo annuo di 300 euro a chiunque adottasse un cane in canile. Ebbene, anche quest’ultima, non solo è stata lasciata cadere nel vuoto ma è stata sospesa anche l’erogazione del contributo a chi aveva già adottato un cucciolo in canile.

Una delle motivazioni che avrebbe spinto l’assessore con delega al randagismo ad annullare e sospendere tale iniziativa è quella di dover far “quadrare i conti”. Fermo restando che apprezziamo l’intento dell’assessore, vorremmo chiederle qualche minuto di riflessione sulla questione, formulandole una semplice domanda: sa quanto costa mantenere un cane in canile?

In un canile “parsimonioso” un Comune spende in media da euro 3,50 a euro 4,50 al giorno per ogni cane rinchiuso, che moltiplicato per 365 giorni fa € 1200/€1600 all’anno per ogni cagnolino.

Il contributo in questione infatti era stato pensato proprio al duplice fine di donare affetto e una famiglia ai cagnolini rinchiusi e di ridurre la spesa pubblica per il mantenimento in canile degli stessi.

A questo punto ci chiediamo se gli attuali amministratori siano poco sensibili nei confronti degli animali oppure abbiano qualche lacuna in matematica, perché proprio non riusciamo a capire per quale motivo preferiscono lasciare i pelosetti in canile anche quando un gruppo di persone dichiara espressamente la volontà di prendersene cura.

Il che lascia a dir poco perplessi se si pensa che, come divulgato da tutte le testate giornalistiche nazionali, la tutela degli animali è ormai divenuto un principio fondamentale costituzionale la cui promozione spetta soprattutto, ma non solo, alle pubbliche amministrazioni locali.

Elena Zicarelli e Francesco Carolei

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *