Riceviamo questo sfogo da un nostro giovane lettore:

“Salve, vorrei raccontare l’esperienza di un calabrese a Milano (la mia):
Qualche giorno fa io ed alcuni miei amici abbiamo deciso di trascorrere alcuni giorni a Milano da turisti improvvisati.
Come é normale per ragazzi della nostra età (22 anni), avevamo voglia di passare una serata all’insegna del divertimento.
Decidiamo così di spostarci nel centralissimo Corso Como, emblema della movida Milanese. E da qui inizia la nostra odissea…
In ogni locale in cui, gentilmente, chiediamo di poter entrare (PAGANDO OVVIAMENTE), ci viene posta la stessa domanda: ” da dove venite ragazzi? “
Ovviamente la risposta é semplice : “Dalla Calabria”.
Ed ogni volta qui arrivava una scusa diversa : “no ragazzi, accessi bloccati siamo pieni; “no ragazzi, serve l’invito” (mentre l’ingresso era permesso a minorenni e/o senza invito) e altre scuse pietose, ma mai la verità : “no ragazzi siete calabresi”!
Alla fine siamo riusciti ad entrare in un locale, solo dopo esserci finti di Roma…!!!
Ci siamo sentiti offesi nel profondo, e di fatti dopo una sola ora all’interno del locale siamo usciti.
Volevo condividere con quanti più possibile questa nostra esperienza. Non volevamo credere a questa assurda discriminazione. É incredibile che un ragazzo calabrese per potersi divertire in una grande città debba mentire sulla sua provenienza. E spesso siamo noi al centro di polemiche, circa la nostra mentalità chiusa.
La loro mentalità dopo tale esperienza, non sembra così aperta..!!!
(Lettera firmata)


