Riceviamo, di nuovo, le parole del nostro lettore Vincenzo, rivolte ai nostri politici…

“Egregi Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giorgia Meloni,
buonasera!
Mi permetto di scrivervi nuovamente, dopo aver letto il comunicato del buon Gino Strada, ultima flebile speranza per chi vive qui in colonia.
Come già ampiamente scritto nella mia precedente vi ho pregato, scongiurato ed implorato di lasciarci in pace, dimenticarci, farci crepare in solitudine ma con dignità.
Era un invito semplice il mio che nascondeva un unico e semplice ammonimento: basta prenderci in giro. Eppure siamo nuovamente qua, una settima dopo scandali che non sono tali, bensì “casini” di bassa lega.
Si possono definire scandali un commissario inconsapevole, un medico negazionista ed un ministro velocista? Le rispondo da Calabrese: No! E non perchè non lo siano bensì semplicemente, noi Calabresi, siamo ormai abituati ad esser la pattumiera della nazione in cui scaricare politici trombati, dirigenti raccomandati, generali in pensione.
La nostra abitudine è ormai tale che ci consente di guardare con sarcastico cinismo a questi eventi derubricandoli a “semplici casini”. Questa volta, ahimè, c’è un ‘ma’ ed è una pietra tombale, per quanto mi riguarda, sulla fiducia o sui residui rimanenti nei vostri confronti.
Il ‘ma’ risiede nell’ennesima, la più schifosa e indigeribile, presa in giro perpetrata nei nostri confronti. Mezzi annunci, clamorose indiscrezioni, titoloni di giornali e dopo una settimana ci ritroviamo con l’eroe rimasto al palo ed i soliti burocrati promossi e già in servizio nella cittadella di Catanzaro.
Da Calabrese considero tale comportamento che ormai dura da 45 anni (a nulla vale l’alternanza politica che ha visto confermare lestofanti di anno in anno) un atto crudele, un lento stillicidio di una regione che è sempre meno parte di una nazione per essere più colonia.
Un atto crudele che avreste potuto troncare in ogni momento usando il vostro illimitato potere per designare dirigenti specchiati, personalità virtuose o semplicemente persone oneste. Ci avete, ahimè, riempito di scarti indigeribili, inutilizzabili ed indifendibili.
Oggi ci mandate gli ospedali da campo che fino a ieri facevano parte della missione italiana in Libano. L’ennesima umiliazione che deriva dalla consapevolezza che in una settimana di riunioni, considerazioni e proclami l’unica risposta è stata di assimilarci alla popolazione libica di Misurata, dove sorge un altro ospedale da campo con l’unica differenza che la Libia è uno stato fallito ed in piena guerra civile.
Concludo ringraziandoVi per avermi fatto sentire straniero, sottomesso, sconfitto nel mio stesso stato. Lasciateci morire in pace, almeno avremo negli occhi la bellezza della nostra terra e non lo sfacelo in cui ci avete ridotti e cui ci costringete.
Distinti saluti,
Vincenzo Leone
Ps: un’ultima domanda in merito a Strada. Perché no? Conosco già la risposta ma vorrei ascoltarla da voi.“


