Riceviamo lo sfogo di un nostro lettore con una lettera indirizzata all’Asp

“Salve Azienda Sanitaria Provinciale,
vi mando questa mail, che mi sono preso premura di scrivere, in quanto sono letteralmente chiuso nella mia camera da 14 giorni, secondo quanto previsto dalle vostre direttive e di conseguenza non ho molto da fare se non guardare il soffitto o pregare qualche santo in paradiso perché mi vengano date notizie sul mio attuale stato di salute.
Vi spiego la mia situazione: secondo mie indagini appurate e tracciamenti “fai da te” (se avessi aspettato voi o l’app immuni a quest’ora il Covid avrebbe preso fissa dimora tra i miei eventuali contatti) io ho contratto il virus domenica 25 ottobre.
Fortunatamente, pur essendo asintomatico, (condizione che tra l’altro voi e il mio medico curante non vi siete minimamente preoccupati di accertare se fosse perdurata col passare dei giorni) non sono entrato in contatto con nessuno da quel momento, in quanto sospettavo una possibile trasmissione dell’infezione.
Da quella domenica, quindi, mi sono chiuso in camera e mia madre è rimasta in casa con me con contatti per lo più nulli e comunque nei rari casi sempre con mascherina, distanza e tutte le precauzioni previste.
Il resto della famiglia, invece, si è trasferita in paese e mio padre è costretto a viaggiare tutti i giorni per andare a lavorare per poter guadagnare i soldi per mangiare e pagare i tamponi che nel frattempo abbiamo fatto tutti a pagamento, presso una clinica privata a nostre spese.
Dall’esito di questi tamponi antigenici io sono risultato positivo e i miei genitori e mia sorella negativi.
Comunicato istantaneamente sia alla vostra grande e magnifica struttura, che al mio medico di base l’esito del tampone (a sapere come sarebbe andata mi viene da dire che avrei potuto farmi i fatti miei) dopo vari solleciti finalmente martedì 3 novembre prendo appuntamento per il tampone “drive” (tipo Mc Donald’s) con tanto di tre ore di fila.
Arriviamo al dunque, ad oggi 9 novembre, dopo 17 giorni dal mio presunto contatto con il virus, 14 giorni dal tampone antigenico e 7 dal molecolare di vostra competenza, io ancora non ho avuto alcuna conferma della mia positività.
Tralasciando il mio caso specifico, che potrei definire “fortunato” più che altro per il mio essere stato coscienzioso non avendo volutamente avuto contatti con nessuno, mi volete spiegare quale dovrebbe essere il vostro piano di tracciamento?
Dopo 15 giorni cosa si può mai tracciare?
A vedere “il cinema” in tv in questi giorni di politici, commissari ed ex commissari alla sanità calabrese mi sembra tanto un film tipo “Le Comiche” (con tutto il rispetto per la comicità autentica).
Ognuno scarica le colpe sull’altro e intanto qui c’è gente chiusa in casa da quasi un mese o focolai in paesi e case di cura senza un minimo di assistenza.
Tra l’altro, nel mio caso specifico, la persona che molto probabilmente mi ha infettato e ha eseguito il tampone rapido con esito positivo prima di me, è stato chiamato per il molecolare di vostra competenza tre giorni dopo di me, che sono il suo contatto.
Per concludere vorrei fare una domanda a tutti: ma come facciamo a lamentarci di essere zona rossa?
La Calabria dovrebbe essere zona nera, nera come la notte più buia in cui ci hanno fatto sprofondare.
Stamattina, dopo l’ennesima telefonata da parte mia e la consueta maratona per ricevere risposta da parte vostra (accompagnata dall’ennesima dose di Xanax a cui sono dovuto ricorrere in quanto soggetto ansioso), mi avete detto e anche molto sgarbatamente (“e adesso che vuoi?” – testuali parole) non tenendo conto che all’altro capo del telefono c’è gente spaventata, stressata e preoccupata, che forse venerdì avrò l’esito del mio tampone.
Molto probabilmente sarà positivo, avendolo fatto cinque giorni dopo l’antigenico, ma nel frattempo saranno passati ben 19 giorni dal mio contagio e potrei quindi essermi negativizzato, ma per poterlo appurare con un altro tampone molecolare chissà quanto ancora dovrà passare.
Ora, io la mia parte in tutta onestà e coscienza credo di averla fatta, purtroppo non è stato così per voi e da cittadino mi sono sentito abbandonato e non tutelato e spesso chi si sente così tende poi con il passare del tempo a non fare più il proprio dovere, vuoi per rabbia, vuoi per ribellione o vuoi per paura appunto non solo di non essere tutelato, ma di ritrovarsi come in questo caso letteralmente senza un lavoro o un sostegno economico e se le persone iniziano a nascondere la propria positività o a non rispettare le regole allora il virus sarà come la vergognosa sanità calabrese: sulla bocca di tutti.
Io però questa battaglia contro il Covid-19 voglio vincerla, continuando a rispettare le regole e continuando a fare il mio dovere con coscienza rimanendo isolato. E vorrei comunque chiudere questo mio sfogo con un messaggio di speranza: l’amore può resistere a tutto, anche a un virus, ed è per chi mi ama e amo che mi ripeto che devo focalizzarmi sull’obiettivo di resistere per tornare presto ad avere un abbraccio che oggi mi è vietato mentre è l’unico posto sicuro in cui vorrei stare.”
Lorenzo Mastroianni


