Riceviamo il racconto della nostra lettrice Angelica:

“Gentile Redazione,
vorrei fare alcune doverose precisazioni per quanto riguarda la lettera del blocco del treno fra Paola e Cosenza, avendo vissuto il tutto in prima persona ed essendo intervenuta anche nella rissa:
In primo luogo, il blocco del treno non é durato 3 ore, come scrive la signora, ma esattamente la metà , fino all’arrivo della locomotiva.
Secondo – il vero disastro sono i vagoni: solo due finestre per lato hanno la parte superiore inclinabile, che servono ovviamente a ben poco con il treno completamente fermo, al massimo a respirare ficcando il naso tra i vetri.
Terzo – il personale c’era, e qui mi soffermerei: era una giovanissima ragazza, che fin dall’inizio si é prodigata, correndo tra i vagoni senza fermarsi un minuto, a portare acqua, aprire le finestre (le pochissime), chiedere se fosse tutto a posto, dando la precedenza nelle richieste ai cardiopatici ed ai bambini, rispondendo a tutte le domande poste (spesso anche di passeggeri parecchio seccati e poco educati) con estrema gentilezza e cortesia.
La ragazza – di cui purtroppo non conosco il nome – si trovava nel mio vagone proprio quando é scoppiata la rissa dietro il mio sedile. Metà dei passeggeri ha subito abbandonato il vagone (tra cui parecchi uomini, anche ben piazzati fisicamente, che sono ritornati a rissa finita), mentre l’altra metà (tra cui diversi uomini) é rimasta nel vagone, in disparte, ad osservare la capotreno, prontamente buttatasi in mezzo a tre ragazzi che si stavano dando pugni e schiaffi in faccia urlando ed imprecando.
Cercava di calmarli e riportare la loro attenzione su di sé, parlando in inglese ed invitandoli alla calma. Non solo: calmati loro, ha consolato una ragazza pochi sedili dietro, che si era messa a piangere dopo aver assistito alla scena, ha sdrammatizzato la situazione cercando di scherzare ed ha portato acqua e ghiaccio per le ferite sul viso ai ragazzi della rissa, invitandoli ancora a mantenere la calma.
Il tutto praticamente da sola! Non si é mosso nessuno ad aiutarla fino a che io, stufa di aspettare che reagisse un ragazzo palestrato proprio dietro di loro, fermo immobile ad osservare, non mi sono alzata ed ho urlato di fare qualcosa e di non lasciarla sola avvicinandomi ai tre. Solo allora “Ercole” é intervenuto, districandoli. La capotreno ha continuato i suoi giri per i vagoni, cercando di comunicare qualsiasi novità e calmare i passeggeri, di cui uno stava cercando di rompere il vetro con il martello d’emergenza nel vagone adiacente al mio.
Partiti dopo l’aggancio della locomotiva, la povera capotreno si é anche dovuta sorbire lamentele, insulti al Governo, discorsi stile “riportiamoli a casa loro”, critiche sulla gestione delle ferrovie, Trenitalia, del Paese eccetera eccetera, ma pochissimi i passeggeri che l’abbiano ringraziata per il lavoro svolto, nel quale ha dimostrato grande professionalità e capacità di reagire prontamente anche in situazioni d’emergenza.
Vorrei che si capisse che gli imprevisti possono capitare sempre e ovunque, ma la gestione e risoluzione delle emergenze dipende anche dalle “vittime” di queste, che possono decidere se mantenere la calma o rendere il tutto ancora più insopportabile ed ingestibile per gli addetti alla sicurezza.“
(Angelica)
La lettera che abbiamo pubblicato in precedenza la potete leggere QUI


