Edoardo Leo protagonista al Castello Normanno Svevo di Cosenza

“Ti racconto una storia. Letture semiserie e tragicomiche” è il titolo del reading-spettacolo dell’attore, sceneggiatore e regista romano Edoardo Leo, che in occasione del secondo appuntamento di “Exit. Deviazioni in arte e musica” (rassegna culturale firmata Piano B) ha portato in scena presso il Castello Normanno Svevo:

 

 

Un giovedì sera è stato quello del 12 Luglio all’insegna di arte e cultura. Ad accompagnare  Edoardo Leo è stato Jonis Bascir, noto per il personaggio di Jonis in un “Medico in famiglia”, il quale ha illuminato la platea con le improvvisazioni e suggestioni musicali.

 

“Sono felice di essere qui, in un posto come questo, quale il Castello Svevo, a portare un mio spettacolo, che cambio a seconda del posto in cui mi trovo, poiché la valigia di un attore è il posto dove conserva i racconti” – una delle esclamazioni di esordio di Edoardo Leo – che apre la rassegna culturale dei suo testi teatrali, monologhi e racconti sulle alture del Castello Normanno Svevo.

 

Istrionico attore di teatro, cinema e televisione, noto al grande pubblico per i suoi ruoli in alcune serie televisive, tra cui Medico In famiglia nel ruolo di Marcello, Romanzo Criminale, Ho sposato un calciatore, Operazione Odissea e tutte le altre, diretto da maestri come Ettore Scola, Woody Allen, Sydney Sibilla e Paolo Genovese; imperdibili le sue produzioni, in particolare il film “Diciotto anni dopo” grazie al quale riceve alcuni riconoscimenti (David di Donatello per il miglior regista esordiente e Nastro d’argento al miglior regista esordiente), ed una conferma di una carriera carica di successi arriva con la nomination di personaggio  dell’anno 2018, con relativo ritiro del Nastro d’Argento.

 

[better-ads type=’banner’ banner=’11224′ ]

 

Nell’arco della serata emoziona il pubblico con i monologhi letterari, scorci di articoli di giornale, o pezzi scritti da lui, venuti alla luce tramite il teatro di parola: il narrare e il raccontarsi restituiscono a ciascuno la propria individualità, e dal racconto ognuno può riconoscere che l’altro è un altro davvero, con una differenza, l’imprevedibilità e la similitudine in alcuni casi. Offrirsi al racconto come ha fatto  Leo, definito anche “cantore della modernità”, è un’operazione di non facile riuscita, ma nel caso dell’attore romano raddoppia e sostiene lo scorrere della quotidianità, laddove l’arte, lo spettacolo,le emozioni, i ricordi e le suggestioni si moltiplicano nel tempo, divenendo racconti e storie comuni.

 

I racconti di Leo sono frutto delle esperienze umane, effetto di una riorganizzazione cosciente della volontà di comunicare al pubblico l’essenza della vita, di dare un colore e un significato agli episodi, costruendo e modellando i mattoni della spiritualità; i racconti e i monologhi di Gabriel Garcia Marquez, di Stefano Benni e Francesco Piccolo, citati da Leo durante il suo reading-spettacolo, si trasformano in parole, suoni e rumori di storie e vite da raccontare, in grado di tenere alta l’attenzione del pubblico con le storie che la serata gli ispira (si parla di genitori, di infanzia e problematiche legate alla crescita dell’uomo, di abitudini e anche di luoghi comuni, di rapporto tra genitori e figli), si tratta di mescolare tragico e comico, di far riflettere sui momenti della vita di tutti i giorni, scanditi da tecnicismi e da automatismi, che spesso dirottano i nostri ragionamenti sulla falsariga del “così fan tutti”, ma l’intelligenza potrebbe portare su altre direzioni e traiettorie di ragionamento, che Edoardo in modo esemplare spiega e racconta assecondando il flusso emotivo.

 

Ma cosa significa raccontarsi? Vuol dire di illustrare la realtà e disegnarla come solo un essere umano può fare: il valore della voce è significativo per chi decide di raccontare e far riflettere, un valore a cui del resto il narratore o chi racconta aspira, prima ancora che il suo impegno si tramuti in arte ed azione, al servizio del pubblico che ascolta e medita.

 

A cura di Matteo Spagnuolo