Claudio Cinerari è un grafologo cosentino specializzato in grafologia forense, ordinario Arigraf e c.t.p. nel processo, ha esaminato la grafia del giudice estrapolandone le caratteristiche più salienti della sua personalità, la stessa che è stata e resterà per sempre un esempio indelebile di legalità e rigore professionale

I manoscritti ai quali faremo riferimento sono:
1) parte di un manoscritto datato 16 luglio 1988, in occasione della presentazione del volume “La mafia di Agrigento” (fig.1);
2) due manoscritti datati rispettivamente 14/03/1992 e 23/06/1992(fig.2);
3) l’ultima lettera ufficiale risalente al giorno stesso della strage, indirizzata ad una docente veneta che tre mesi prima lo invitò nel suo liceo per incontrare gli studenti(fig.3).
Una premessa molto importante da fare (in quanto ci sarà utile quando faremo riferimento alla cd. “zona mediana” o parte centrale della scrittura che vedremo in seguito) è come, in ambito grafologico, spesso sia fondamentale avere a disposizione più manoscritti appartenenti alla stessa mano scrivente per comparare l’evoluzione della scrittura, e quindi della personalità, nel corso del tempo.
Si tratta di una grafia di calibro piccolo (indice di modestia e sintesi), elastica e dinamica con varie diseguaglianze, personalizzazioni e ritocchi.
Lo spazio è gestito in modo ordinato, così come la cd. “triplice larghezza” che in grafologia corrisponde alla distanza tra parole, righe, lettere.
Notiamo sin da subito come non sia una grafia energica o austera, bensì prevale lo spirito critico, l’agilità mentale, l’intuito, doti che troviamo nelle diseguaglianze in inclinazione, dimensione, e nelle varie ricombinazioni.
Per quanto riguarda la continuità, ovvero i collegamenti interletterali, si tratta di una scrittura legata e con un margine destro progressivo, indice di tenacia, così come i prolungamenti superiori/inferiori delle aste minuziosamente bilanciati, che denotano un buon rapporto tra idealismo e realismo.
Il tratto, ovvero la cd. “colata di inchiostro” sul foglio (indice della salute psicofisica e, di conseguenza, dell’energia vitale) è abbastanza marcato, indice di caparbietà e passione.
Nell’ambito dei gesti accessori della scrittura, meglio noti come “gesti fuggitivi”, ovvero tutti quei piccoli segni inconsci e strettamente personali, notiamo la presenza di molte “pinze” (prolungamenti verso il basso delle lettere p, g, q, appunto a forma di pinza, che denotano una grande capacità di analizzare la realtà), e tagli delle “t” costantemente avanzati.
I tagli delle “t” in grafologia sono molto importanti poiché denotano sia l’atteggiamento mentale della persona con l’ambiente che la capacità e i modi di esprimersi verbalmente. Nella grafia di Borsellino notiamo come la posizione dei tagli rispetto all’asta della “t” sia avanzata o collegata alla formazione dell’asta stessa (ovvero una “t” a forma di “v”), indice di sicurezza e talvolta impazienza.
Una caratteristica molto importante riguarda la cd. “zona media” o parte centrale della scrittura (così come precisato all’inizio), che misura la solidità, la consapevolezza dell’Io (la coscienza del proprio valore, la fiducia verso le nostre capacità), che, col passare del tempo, risulta sofferente, ridotta, destrutturata e filiforme, indice di dubbio, sconforto e cedimento interiore che sicuramente avranno accompagnato diversi momenti della sua vita, probabilmente perché sentiva su di sé tutto il peso di una lotta che, da solo (e ancor più dopo la scomparsa di Giovanni Falcone), non ha potuto vincere.
“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
Paolo Borsellino


