Giovanni Suriano: giovane promessa del cinema amanteano

Giovanni Suriano, classe ’01, è un giovane regista di Amantea che “vive” di cinema

Il suo lavoro è stato molto apprezzato ed ha ricevuto molteplici riconoscimenti nel “mondo” del cinema, vincendo vari premi e nomination per i suoi film. Tra i suoi progetti cinematografici spiccano: “Malarema” e la “Ballata dei Miserabili”.

Oggi ho avuto l’onore di incontrare e intervistare questa “promessa” non solo amanteana, ma calabrese che merita di continuare a sognare!.

Giovanni, perché hai deciso di intraprendere questo percorso?

La pratica del “filmare” qualcosa mi ha sempre attirato fin da bambino. La passione per il cinema è nata dopo aver ricevuto una videocamera digitale come regalo della mia Prima comunione, filmavo in continuazione qualsiasi cosa e spesso creavo scene musicate usando i miei giocattoli come fossero dei soggetti. Scorrendo le clip registrate in sequenza nella galleria della videocamera ho scoperto il montaggio, che ho imparato nel corso degli anni. A scuola ero il compagno di classe “che faceva i video”, è stato durante la pandemia di Covid-19 che ho iniziato seriamente a scrivere sceneggiature, a creare storie che non intendevo però mettere in scena, le scrivevo per intrattenermi. Dopo qualche tempo, ho deciso di condividere e di mostrare al pubblico le mie idee, ciò che scrivevo e ciò che filmavo, ritenevo potessero essere apprezzate anche se all’inizio non avevo grandi aspettative. La mia idea era quella di proporre storie nuove ma fondate su principi stilistici più tradizionali, più “vecchi”, come i film che guardavo da bambino, li vedo come progetti in grado di essere capiti da più generazioni.

Tra i tuoi lavori spicca “Malarema”: Com’è stato dirigere Alessandro Massimilla in questo cortometraggio?

Ritengo “Malarema” un progetto speciale, è stato il cortometraggio che ha avuto più popolarità oltre ad essere la mia prima opera ad essere proiettata al cinema. Questo è accaduto anche per la presenza, all’interno del corto, di “facce da cinema” che hanno contribuito a rendere autentica e realistica la storia, e una di queste facce è proprio quella di Alessandro Massimilla. Lo ritengo, oltre che un grande amico che stimo, un attore capace di incarnare al meglio il personaggio che gli viene proposto, ha un metodo di approccio e preparazione non indifferente che gli permette di vivere e studiare il personaggio migliorando l’idea che avevamo dello stesso durante la scrittura. Avevo già lavorato con lui in opere precedenti, ha prestato la sua voce per il mio western “I was waiting for you” e in seguito abbiamo realizzato “La Ballata dei Miserabili”, dirigerlo nuovamente in “Malarema” è stata un’ulteriore occasione avvolta dalla sinergia che ormai è sempre presente nei nostri progetti.

I tuoi film spaziano dal Western alla commedia italiana degli anni ’60. C’è un filo conduttore che unisce questi temi?

Il western e la commedia all’italiana sono i due generi cinematografici che, fin da piccolo, ho sempre guardato con una certa attenzione nonostante fossi un bambino, e molto probabilmente il filo conduttore teorico prevede una duplice natura: questo collegamento con la mia infanzia e il fatto che entrambi i generi vedevano il loro massimo splendore negli anni ’60, un periodo caratterizzato da aspetti visivi e stilistici che attirano il mio interesse in modo particolare. Con il tempo ho approfondito i due generi tramite un occhio più critico avvicinandomi per lo più al western di Sergio Leone che mi ha dato la spinta per iniziare a scrivere i miei progetti, difatti il mio primo cortometraggio è stato un western in cui i personaggi erano presi dai miei film preferiti dello stesso genere. In tutte le mie opere, naturalmente abbondante nella commedia, è sempre presente un sottile filo umoristico oltre ad un vero e proprio collegamento narrativo che lega tutte le mie storie.

Il tuo ultimo lavoro è “Senza Fine” che uscirà a maggio al cinema. Com’è stato dirigere il cast intero in questa pellicola?

Quando l’intero cast è composto da amici il “dirigere” diventa più velato e si lascia spazio al gioco, lo vediamo come un divertimento e non come un lavoro da svolgere con la massima serietà. Questo è un aspetto che considero anche molto importante, si crea un clima molto amichevole in cui tutti gli attori si trovano a proprio agio e, forse involontariamente, i risultati superano di gran lunga le aspettative. È soprattutto il caso di “Senza fine”, il cast è stato eccezionale, si sono creati legami importanti tra le “new entry” che comprendono Ilenia Pia Ciambrone, Chiara Maltese e Vincenzo Caparelli e si sono rafforzati quelli già esistenti con Pasquale Mammoliti e Giovanni Materno, è stato magico e non nascondo la volontà di ripetere quell’esperienza. Con alcuni di loro ci siamo conosciuti direttamente sul set ed è subito nata un’intesa senza precedenti, persone speciali che porterò sempre nei miei ricordi. Se “Senza fine” verrà accolto bene, gran parte del merito andrà al cast e a come siano riusciti a dare il meglio “giocando”, non ci resta che attendere maggio per vedere “Senza fine” sul grande schermo!

Come vedi il tuo futuro e del cinema in generale?

Le aspettative sul mio futuro si basano soprattutto sul continuare a sbagliare, perché credo sia un ottimo modo per crescere professionalmente. Non ho l’esperienza e le competenze per poter prevedere il futuro del cinema, ma faccio il tifo per i pochi capolavori indipendenti che riescono ad imporsi sull’incessante produzione cinematografica che viene spesso associata, forse erroneamente, alla qualità.

Non ci resta che augurare il meglio a Giovanni, certi che porterà in alto il nome della Calabria nel mondo!

Luca Martire