“Edere”: un viaggio poetico con la giovane poetessa Nellina Pace

Intervista di Luca Martire alla giovane poetessa Nellina Pace

In un mondo sempre più veloce e frenetico, la poesia di Nellina Pace offre un rifugio di introspezione e bellezza. Nellina, con la sua raccolta poetica “Edere”, ci guida attraverso un viaggio emozionante fatto di versi che mescolano malinconia e speranza, creando un equilibrio perfetto che tocca profondamente il cuore dei lettori. Abbiamo avuto l’onore di parlare con lei e scoprire le ispirazioni, i temi e le sfide che hanno caratterizzato il suo lavoro.

Nellina, cosa ti ha ispirato a scrivere “Edere”?

Nellina: “Edere” non nasce con l’intento di diventare un libro. I testi che lo compongono sono stati scritti in diversi momenti della mia vita, dai diciannove ai ventotto anni, con il solo scopo di comprendermi. Solo ora ho deciso di raccoglierli e dargli una forma. Da sempre appassionata di lettura, ho trovato nei libri l’umanità di chi li ha scritti: quelle emozioni che anch’io provavo, ma che faticavo a comprendere ed esprimere. A un certo punto della mia vita ho deciso di provare anche io, e, ispirata dagli scrittori che più amavo, ho cominciato a dare voce alla parte più profonda di me stessa. Il foglio bianco mi ha accolta senza fretta e senza giudizio, e il linguaggio poetico è stato, e tuttora rimane, citando Kafka, il coltello con cui frugo dentro me stessa. Le uniche ispirazioni, quindi, sono stati i libri stessi e l’urgenza di esprimermi.

Qual è il tema principale della tua raccolta poetica?

Nellina: I testi di “Edere” affrontano temi diversi, spaziando dalla vita alla morte, dalla malinconia alla speranza, dall’amore alla solitudine, con l’intento di esplorare il profondo mistero delle cose e dell’animo. Tutto è umano, persino la sofferenza della Madonna, e a fare da cornice c’è la natura con tutte le sue sfaccettature e significati.

In “Edere” troviamo una mescolanza di malinconia e speranza. Come riesci a bilanciare questi due sentimenti nei tuoi versi?

Nellina: Anche le emozioni più grigie, come la malinconia, possono giocare a nostro favore, dandoci l’opportunità di creare qualcosa di bello, come appunto una poesia. Quindi anche la poesia più triste racchiude in sé la speranza, perché il dolore si è trasformato, dopo averlo accolto, in qualcosa di creativo anziché di distruttivo o autodistruttivo. A mio parere, questo è il messaggio più straordinario che l’arte, in generale, ci trasmette.

La tua poesia tocca corde molto profonde. Come riesci a connetterti con i tuoi lettori a un livello così intimo e personale?

Nellina: Non è facile condividere qualcosa di intimo, consapevoli che ciò potrebbe essere sottoposto a giudizio e che non necessariamente potrà connettersi con tutti. Tuttavia, ciò che ho sempre amato dei libri è proprio la capacità di offrire questa profonda intimità, che in molti momenti della mia vita mi ha fatto sentire meno sola. Credo sia questo aspetto a rendere “Edere” un luogo di incontro, uno spazio più umano, come alla fine solo un libro sa esserlo.

Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato durante la scrittura di “Edere”, e come l’hai superata?

Nellina: La sfida più grande non è stata tanto scrivere i testi, poiché, non pensando a una loro pubblicazione, li ho scritti nei momenti in cui ne avevo voglia, per il solo piacere di scrivere. La vera sfida è iniziata quando ho cominciato a considerare l’idea di pubblicarli, essendo una persona molto riservata. Tuttavia, il desiderio di vivere la mia più grande passione mi ha dato il coraggio di fare il passo e pubblicare.

Quale messaggio speri che i lettori portino con sé dopo aver letto la tua raccolta poetica?

Nellina: Che la poesia è fondamentale. Viviamo in una società che considera una perdita di tempo il dialogo con sé stessi, che ci spinge a ignorare ciò che accade dentro di noi e a provare ansia e vergogna quando non riusciamo a incarnare l’immagine della perfezione. In una società che ci esorta costantemente a essere modelli impeccabili, la poesia rappresenta uno spazio in cui possiamo finalmente essere noi stessi, ritrovandoci con le nostre fragilità, la nostra malinconia, i nostri fallimenti e le nostre paure; uno spazio in cui la nostra umanità è ancora permessa.

C’è un poeta o un’opera che ha influenzato particolarmente il tuo stile o la tua visione poetica?

Nellina: Ogni libro letto ha lasciato in me un’impronta importante. Ricordo che, durante gli anni della scuola, sono stata particolarmente attratta dalla lettura di autori come Ungaretti, Leopardi, Pascoli e Montale. Questi scrittori sono stati i miei primi incontri con una scrittura più matura. Ciò che mi ha colpito maggiormente in loro è la capacità di mostrare la propria vulnerabilità, e di estrapolare bellezza anche nei momenti più oscuri e difficili della vita. Il loro trasformare la sofferenza in poesia ha segnato profondamente il mio approccio alla letteratura e successivamente alla scrittura, e inevitabilmente, anche alla vita.

Hai progetti futuri che ci puoi anticipare?

Nellina: Al momento non ho novità, ma continuo a scrivere. Non appena avrò qualcosa di concreto da condividere sarò felice di farvelo sapere!

La raccolta “Edere” di Nellina Pace ci conduce in un viaggio poetico che esplora la bellezza della vulnerabilità umana. Attraverso i suoi versi, Nellina crea connessioni sincere con i lettori e dimostra il potere trasformativo della poesia. Ringraziamo Nellina per aver condiviso con noi la sua arte e per averci ispirato e commosso.

Luca Martire