Supporto alla respirazione: quali dispositivi si usano?

Il supporto alla respirazione è un intervento medico al quale si ricorre quando un soggetto ha una determinata difficoltà respiratoria che può essere più o meno grave a seconda della causa scatenante. Si deve distinguere tra situazioni di emergenza, che sono sempre gravi se non addirittura gravissime, e problematiche respiratorie a carattere temporaneo o cronico.

Tralasciando le situazioni di emergenza, come per esempio le lesioni ai polmoni o alla gabbia toracica causate da eventi traumatici o le problematiche respiratorie tipiche delle fasi terminali di gravi patologie, può essere interessante saperne di più sui dispositivi che vengono utilizzati, spesso anche in ambito domiciliare, per supportare la respirazione nel caso condizioni croniche come per esempio la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, la fibrosi cistica, le malattie neurologiche che indeboliscono i muscoli respiratori ecc.

In tutte queste circostanze possono risultare d’aiuto apparecchiature medicali apposite quali i dispositivi CPAP, i dispositivi Bilevel (più precisamente BiPAP) e i concentratori di ossigeno

Supporto alla respirazione: quali sono i principali benefici

Con il supporto alla respirazione si ottengono diversi benefici nel caso di difficoltà respiratorie. Uno di questi è il miglioramento dei livelli di ossigenazione del sangue che, nel caso di alcune patologie, scendono sotto la soglia di normalità.

Un altro obiettivo che si raggiunge è la riduzione dello sforzo dei muscoli respiratori e del lavoro del cuore, con conseguente miglioramento della qualità della vita. Inoltre, supportando la respirazione si riesce a stabilizzare la pressione arteriosa (in caso di ipossia si possono avere problemi pressori).

CPAP e BiPAP

I dispositivi CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) e BiPAP (Bilevel Positive Airway Pressure) sono apparecchiature medicali di comune utilizzo in soggetti in cui le normali funzioni respiratorie incontrano difficoltà.

CPAP e BiPAP sono dispositivi abbastanza simili fra loro e gli obiettivi sono essenzialmente gli stessi; la principale differenza riguarda la modalità di erogazione dell’aria.

Nei dispositivi CPAP si ha un livello continuo di pressione, mentre nel caso della BiPAP se ne hanno due.

È molto comune il loro utilizzo in ambito domiciliare; generalmente si ricorre alla CPAP, ma nel caso questa non sia ben tollerata dal paziente oppure si riveli insufficiente, si opta per la Bilevel.

La scelta del dispositivo è di competenza medica e di solito è lo specialista pneumologo che decide quale sia l’approccio più indicato, anche per quanto riguarda i livelli di concentrazione e di intensità del flusso di ossigeno.

Sono numerose le condizioni patologiche possono trarre giovamento dal ricorso alle terapie CPAP o BiPAP. In primis si ricordano la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (popolarmente nota come “apnea notturna”), la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), la fibrosi cistica, la polmonite, la sindrome obesità-ipoventilazione, le malattie neuromuscolari che determinano difficolta nella respirazione (sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, miastenia gravis, distrofia muscolare ecc.).

Concentratori di ossigeno

Tra le apparecchiature che possono essere utilizzate per il supporto alla respirazione si devono ricordare i concentratori di ossigeno. Sono dispositivi che estraggono l’ossigeno contenuto nell’aria ambientale e lo convogliano in un serbatoio dal quale, tramite una cannula e un’apposita maschera, viene somministrato al paziente.

Ne esistono tre principali tipologie: portatili, trasportabili e fissi.

I concentratori portatili sono i più piccoli e sono l’opzione che permette la maggiore libertà di movimento; possono infatti essere portati anche fuori casa (sono dotati di batteria ricaricabile).

I concentratori trasportabili sono più grandi dei precedenti e portarli fuori di casa non è pratico, ma possono invece essere trasportati facilmente da una stanza all’altra dell’abitazione. Hanno di norma una capacità di erogazione superiore rispetto ai concentratori portatili.

La terza opzione è quella dei concentratori fissi, usati soprattutto nei pazienti lungodegenti trattati in ambito domestico. Rappresentano un’interessante alternativa alle meno pratiche e più costose bombole d’ossigeno.