Riceviamo il racconto della nostra lettrice:

“Buongiorno, vorrei condividere con voi la nostra storia…
A mio marito viene riscontrato il 23 dicembre scorso un tumore ai polmoni. Abbiamo fatto su e giù per l’Italia, fino a quando ci danno la terapia e per comodità e fiducia, decise di farla presso l’ospedale piu vicino, ovvero Castrovillari.
Tra il 28 ed il 29 febbraio gli viene un blocco urinario e decidemmo di recarci presso il pronto soccorso di Castrovillari, dove aspettavamo i farmaci per la chemioterapia.
Entrammo insieme e spiegammo che era un paziente oncologico e il perchè ci eravamo recati in quell’ospedale, così lo presero in consegna, lo fecero stare su una barella in codice rosso e gli fecero del Lasix e diureteci. Gli fecero un ellettrocardiogramma con un apparecchio che, a sentire gli infermieri, non funzionava a volte, perchè l’altro, piu nuovo. monitorava un paziente in fin di vita.
Non sembrava una stanza di pronto soccorso, ma un reparto di degenza, pieno come se fossimo in guerra…
La notte mio marito peggiorò e mi recai a chiamare il medico di turno, cubano (impotente), che si rese conto che c’era qualcosa che non andava, ma purtroppo dovevamo aspettare il medico del mattino…
Al mattino supplicai l’infermiera di far visitare mio marito da un cardiologo, perchè, ripeto, c’era qualcosa che non mi convinceva… Mi dissero che io non dovevo stare con mio marito e che già era un piacere extra che mi facevano stare lì (e menomale, altrimenti sarebbe morto lì…).
Andai dal medico di guardia e gli dissi che se non facevano un ecocuore urgente a mio marito sarei salita io in cardiologia ed avrei pagato io il cardiologo per fargli un ecocuore. Dopo vari solleciti arriviamo al primo pomeriggio… e lì facemmo la scoperta che era in corso un versamento pericardico, un’ascite e da li a breve sarebbe morto….
Io sono rimasta scioccata! Poi chiesi perchè e mi dissero che mio marito aveva necessità di fare una periocardiocentesi e che solo a Catanzaro era possibile eseguirla, ma lo accettavano solo con tamponamento pericardico. Rimaneva solo pregare…
Supplicai e chiesi perche nel 2023 si doveva morire così in Calabria. Alla fine grazie ad un medico che ci aiutò, trovammo posto presso il San Carlo di Potenza (io non sapevo esistesse un ospedale cosi all’avanguardia nel mezzogiorno). Li ci attese un bravissimo Dottore di nome Innelli, reparto terapi intensiva cardologica. Non solo bravo, ma umano e schietto.
Ci espose la situazione che era seria. Mio marito era in pericolo di vita. Ci disse che se superava la notte l’intervento lo avrebbe fatto la mattina seguente. E cosi fece. Effettuò l’intervento che riuscì perfettamente.
Poi iniziò la nostra tribolazione per restare lì, per iniziare il ciclo di chemioterapia a Potenza perchè l’oncologa ci prospettò il rientro presso l’ospedale di castrovillari. Rifiutammo categoricmente e andai a parlre con il Dottore Bilancia, primario del reparto di oncologia.
Questo mi fece capire che era troppo tardi e che, anche se avessimo iniziato, non sarebbe mai arrivato alla guarigione… e mi spiegò per bene il tipo di tumore di mio marito, e che se avesse iniziato quella terapia sarebbe morto perche il fisico non l’avrebbe sopportata.
(Da precisare che al pronto soccorso di Castrovillari l’oncologo non andò neanche a parlare con il medico che lo aspettava al pronto soccorso.)
Parlai con il Dott Bilancia e gli chiesi come era la situazione. Mi disse critica, che se i valori sarebbero rientrati avrebbero fatto un tentativo. Cosi arriva il giorno che iniziò la chemioterapia… e sembrava che andasse bene. Mi ha colpito la determinazione di mio marito di iniziare subito… e non solo lui. Sembravano convinti anche gli altri medici.
All’inizio sembrava andasse tutto bene, ma alla fine la felicita venne fermat dalla notizia delle metastasi, ma anche li abbiamo combattuto. Mi colpirono questi medici che oltre la malattia curarono anche il nostro umore, trattarono con una grande umanita sensibilita anche le nostre speranze. Non solo i medici del reparto, che ringrazio fortemente, ma anche tutte le infermiere e gli oss.
Grazie, per tutto, per non aver mollato, per aver sperato con noi. Grazie al Dottore Innelli ed a tutto il reparto, grazie al DOtt. Bilancia ed alla sua equipe.
Mio marito purtroppo morì il 20 giugno, tra le braccia dei suoi cari. Forse, se fossimo giunti prima a Potenza…”
(Lettera firmata)


